Categorie
Arte Castel Gandolfo

Il rifacimento del Palazzo Apostolico a Castel Gandolfo

Dall’estate del 1870, quando Pio IX vi impartì l’ultima benedizione, fino ai Patti Lateranensi del 1929 che sancivano la “pace” tra lo Stato della Chiesa e il Regno d’Italia, il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo rimase pressoché abbandonato a se stesso, privo anche della manutenzione ordinaria. Subito dopo la stipula del nuovo trattato, invece, Pio XI per dare nuovo splendore alla residenza deliberò una serie di lavori, che tenessero conto non solo del suo passato fastoso ma anche delle innovazioni architettoniche e tecnologiche ormai comunemente diffuse.

I lavori comportarono il restauro e il rifacimento di varie porzioni dell’edificio in origine realizzato da Carlo Maderno, con il rinnovo di volte e pilastri, del tetto e dei solai. Intonaci, affreschi, cornici, tappezzerie furono in larga parte rifatti, perché tutto l’arredamento doveva essere adeguato alla magnificenza del Pontefice e della corte che l’avrebbe accompagnato in quei luoghi.

Cortile della fattoria al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo

Tutto il Castello fu dotato di un impianto di riscaldamento con bruciatori a nafta; di illuminazione elettrica; di segnalatori elettrici; di telefoni; di ascensori; di cucine e di installazioni igienico-sanitarie di concezione moderna. Fu installata nelle strutture del complesso residenziale la Specola che in precedenza era a Roma, dotata per l’occasione di nuovi strumenti per l’indagine astronomica e astrofisica, di un’ampia biblioteca e di una cupola girevole mossa da comandi elettrici.

Anche le aree esterne furono completamente ristrutturate, con una nuova sistemazione e il ripopolamento dei giardini con nuove specie vegetali, mentre l’area più estrema, con ampie serre, fu adibita a vivaio, coltura di ortaggi e frutteto. Fu istituita una fattoria con allevamento di bestiame e polli, con l’obiettivo primo di rifornire la Città del Vaticano.

Nei giardini fu posto un impianto di innaffiamento automatico. E in un locale apposito fu realizzata una stazione radio, mentre Guglielmo Marconi in persona si recò sul posto per stabilire i collegamenti radiotelegrafico e radiotelefonico diretti con il Vaticano, mediante il posizionamento di due antenne paraboliche per onde ultra-corte.

Innumerevoli furono infine, durante tutti i lavori durati alcuni anni, i rinvenimenti di reperti archeologici, in gran parte sistemati nei Musei di Roma senza sottoporli al momento a uno studio adeguato. Andarono invece pressoché del tutto distrutte varie strutture non trasportabili, come tratti di pavimentazione stradale romana (uno dei quali lungo 180 metri e largo 6 metri) e una piccola abitazione, anch’essa di presumibile epoca romana, forse dimora di un guardiano a un ingresso secondario della villa.

Statua del Buon Pastore tra colonne del precedente Teatro di Domiziano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *