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Corse e lotta: giochi popolari a Lanuvio

Prendendo forse spunto dai giochi vivaci e allegri organizzati a Roma nel periodo del carnevale al Circo Massimo, anche a Lanuvio (chiamata allora Civita Lavinia) tra sedicesimo e diciassettesimo secolo si svolsero regolarmente ogni anno tre gare che oggi definiremmo “sportive”, due delle quali con la partecipazione dei soli adulti, la terza riservata ai ragazzi di età probabilmente inferiore a 15 anni. A ognuna delle competizioni era posto in premio un palio, che se era piuttosto pregiato – un drappo nero e decorato – nelle due competizioni degli adulti, era però di assai minor valore per la gara dei ragazzi. Due di quei giochi erano in realtà corse pedestri («dei bipedi», per dirla con le parole dell’unico documento che ne parla), mentre un altro consisteva nella lotta corpo a corpo tra uomini adulti. È presumibile che simili manifestazioni richiamassero una folta partecipazione di popolo, utile a tener viva la tradizione e a garantirne la continuità nel pomeriggio di ogni 21 luglio, vigilia della festa di santa Maria Maddalena.

A finanziare, per una parte che non sappiamo quanto grande, i giochi era un piccolo ospedale annesso a un’ormai scomparsa chiesa dedicata a Maria Maddalena. L’istituto aveva assunto a sua patrona la santa ritenendola colei che aveva domandato a Gesù la resurrezione di Lazzaro [l’esegesi moderna ritiene invece che questa Maria, di Betania, fosse altra persona dalla Maria di Magdala ricordata in passi differenti dei Vangeli] ed evidentemente si riteneva coinvolto nelle feste in suo onore. Fu anzi il contributo economico dell’ospedale, dopo il 1671, ad arricchire e vivacizzare i giochi di Lanuvio con la presenza di due musici, suonatori l’uno di tamburo l’altro di trombetta, che venivano fatti venire da Velletri.

Resti dell’antica chiesa di S. Maria Maddalena cento anni fa

Il periodo nel quale, quasi senza interruzione, si svolsero quei giochi fu piuttosto considerevole e si estese ben oltre un secolo. La traccia più antica che ne rimane è una citazione nei nuovi Statuti comunali risalenti al 1567, che stabilivano una pena pecuniaria di due scudi a chiunque avesse intralciato lo svolgimento delle gare, evidentemente instituite e consolidate in un imprecisato periodo anteriore alla stesura di quel documento. Nel 1676 alle tre gare consuete fu aggiunta una corsa di asini (che probabilmente riscosse scarso successo) e nel 1679 furono disputati ben cinque palii. Ma la tradizione era ormai vicina al termine. Nel 1687, dovendo sostenere spese ingenti per la riparazione di fabbricati di sua proprietà, l’amministrazione dell’ospedale decise di interrompere il suo finanziamento ai giochi, che dovrebbero dunque essersi conclusi per sempre con l’edizione dell’anno precedente. Nessuno, dopo di allora, dedicò la minima nota o un ricordo a quelle gare, né cercò mai di riportarle in vita.

L’unico che ne fornì un “ritratto”, documentato e tuttavia parziale, fu alla fine degli anni Venti del Novecento Alberto Galieti (1882-1954), il sacerdote di Lanuvio appassionato d’arte e di studi storici, in quegli anni “ispettore onorario” per conto della Soprintendenza ai Beni Culturali del Lazio. È alla sua ampiezza di prospettiva culturale e alla sua puntigliosità di studioso che dobbiamo queste e molte altre notizie sull’antica storia del suo comune, quando ancora si chiamava Civita Lavinia.

Alberto Galieti nel 1936

 

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