Fu un secolo molto dedito agli spettacoli teatrali musicali, il Settecento, perchè essendo questi “leggeri” e di facile partecipazione, meno impegnativi delle commedie e dei drammi di prosa, vi accorrevano folle di persone di ogni ceto sociale.
Gli appartenenti, e specialmente le apparteneti alle famiglie aristocratiche e più facoltose di solito si riservavano a caro prezzo, spesso per intere annate, dei posti fissi negli ordini migliori dei palchi: gli altri invece, gli spettatori “comuni”, compravano biglietti soltanto per singole rappresentazioni, anche se il rapido avvicendarsi delle recite alla fine comportava spese relativamente elevate per poche ore di svago.
Moltissimi erano gli attori e i cantanti d’ambo i sessi che raggiungevano la fama spostandosi di continuo di città in città, specie tra Italia e Francia, portando in scena copioni cui proprio loro davano anima e colore, se disponevano di veri telenti vocali. E molti erano anche i compositori che per i testi e le storie ricorrevano all’aiuto dei letterati e che fondamentalmente si ripartivano tra chi sapeva sviluppare con estro idee musicali originali, e chi mascherava la limitatezza delle proprie doti artistiche con arie ripetitive e popolari, comunque sempre apprezzate dai palati meno raffinati, che erano i più numerosi.
Molti altre curiosità e particolari arricchiscono questo articolo – di Masimo Biondi – sul numero 5, Settembre/Ottobre 2020 – della rivista “Castelli Romani” .