All’inizio del 1660, dando attuazione a una decisione di papa Alessandro VII, la Presidenza delle strade dello Stato vaticano emanò un bando nel quale ordinava a tutti i proprietari di «vigne, canneti, horti, pediche, casali o terreni» situati fuori delle mura di Roma di consegnare le piante dell’area di loro proprietà al “notaio delle strade” di competenza. Ogni pianta doveva essere corredata delle varie informazioni necessarie a ben identificarla (nome e toponimi, estensione, confini, strada consolare di collegamento) e doveva essere sottoscritta da un “pubblico agrimensore”. Il provvedimento era stato pensato per poter ripartire equamente le tasse destinate alla manutenzione e riparazione delle vie consolari percorse da ogni proprietario (e dai suoi lavoranti) per raggiungere le rispettive tenute.
La consegna delle mappe avrebbe dovuto essere completata entro 60 giorni dalla pubblicazione del bando, ma per giungere alla fine del progetto si “sforò” abbondantemente il limite di dicembre di quell’anno. Fu solo nel 1661 che il Catasto Alessandrino ebbe in suo possesso un totale di 462 piante, alcune redatte in originale in quella occasione, altre ricopiate da mappe precedenti. Seguì allora il lavoro di riversamento delle informazioni in nuove mappe di grandi dimensioni, disegnate a inchiostro e acquerello, che seguivano i percorsi delle vie consolari, iniziando dalle porte della città di Roma da cui uscivano e arrivando a distanze anche notevoli.
In questa pagina viene riportato il dettaglio riguardante la struttura dell’Abbazia di Grottaferrata, contenuta nella carta 429/38, che definiva l’intero territorio di competenza dell’Abbazia. Disegni dello stesso soggetto, ma meno dettagliati, sono anche nelle mappe delle due strade che da Porta San Giovanni muovevano, l’una, verso Marino, Velletri, Sermoneta etc., per 49 miglia; l’altra verso Grottaferrata, Valmontone, Anagni, Ferentino, per 45 miglia.