Prima dell’ultima guerra, pochi erano coloro che conseguivano la patente automobilistica. Fra le prime autoscuole operanti a Marino vi era anche la «Strano» sul conto della quale si racconta un curioso episodio avvenuto a quei tempi, durante una mattinata d’estate. La «Balilla» adibita alle esercitazioni di guida, scendeva lentamente l’attuale corso Trieste con a bordo proprio il titolare, sig. Strano. In senso contrario arrancava un grosso asino, carico di lunghe canne; dietro tutto sudato un «vignarolo» di nome Barnaba, il quale di tanto in tanto lo incitava con energiche bastonate. Volle il caso che a seguito di una di queste, l’asino scartando sulla sinistra andò a strisciare la lucente carrozzeria dell’auto che in quel momento gli passava accanto. I segni lasciati dalle canne, anche se superficiali, erano evidenti. Il guidatore, balzato giù dalla macchina prese ad apostrofare l’incauto… investitore: «Guardi cosa ha fatto il suo asino!» «E va freghenno» fu la risposta. «Ma lo sa chi sono io?» Barnaba a questo punto, rallentato il passo, si volse indietro fissandolo con l’aria sprezzante di chi ritiene d’avere ragione, chiese incuriosito: «Sendemo po’ chi, si tu?» «Io sono Strano» Ma l’altro non afferrando che si trattava del cognome: «Tu si «stranu» a va co’ a maghina, ma lascime perde che tengo certi rodimenti che manco t’immaggini; che tenerio da dì io che da stanotte a’ ‘e dova vajo roppénnime l’anima dereto a coda du somare pe’ porta’ po’ de robba a’vigna; mo ti ce metti puro tu a scocciamme pe’ gnente. Ipo’ isu è stranu, ma vattine ammoriammazzatu pe’ bar d’ora e po’ ripassa… va… va!» La questione l’aveva risolta a modo suo senza chiedere comprensione o scusanti di sorta per l’accaduto. Il suo interlocutore, perplesso; non osò reagire; ma salito nuovamente in macchina, scrollando la testa con disappunto, riprese a discendere il corso.
Ilario Onorati
Vocabolarietto:
freghenno = cosa va cercando / sendemo = sentiamo / maghina = macchina / manco = neanche / tenerio da dì = dovrei dire / dova = due / roppénnime = rompendomi / dereto = dietro / ipo’ = guarda un po’ / issu = lui / bar = paio.
Castelli Romani n° 2 – 1982